UTP: cosa sono e come si gestiscono

UTP: cosa sono e come si gestiscono

Gli UTP consistono in un’inadempienza probabile, ma non in sofferenza. Ecco perché è importante una gestione basata sull’analisi accurata e tempestiva delle posizioni

Acronimo di Unlikely to Pay, che tradotto letteralmente in italiano significa “improbabile che paghi”, gli UTP sono crediti che saranno difficilmente pagati. Sono associati ad una situazione economica temporaneamente problematica del debitore che non riesce, appunto, a pagare le rate legate, ad esempio, ad un prestito o un mutuo.

È la stessa banca, o l’ente che ha concesso il finanziamento, a stabilire che il debitore ha delle difficoltà economiche. In questo caso non si trova in una situazione di insolvenza vera e propria, ma probabilmente sarà difficoltoso per lui riuscire e pagare il debito, almeno nel breve tempo.

Tramite una cessione, l’ente interessato può trasferire un credito che detiene nei confronti di un debitore a un soggetto terzo, che diventa di fatto il nuovo creditore. Ciò comporta l’acquisizione dei diritti nei confronti del debitore e anche l’assunzione dei rischi che ne derivano. La cessione di un credito apre nuove vie di negoziazione, che possono tradursi anche in condizioni più favorevoli per il debitore stesso.

Gli UTP sono in costante aumento in Italia. Secondo i dati di Pwc nel primo semestre del 2019 c’erano 73 miliardi di crediti Upt, l’81% dei quali concentrati nelle prime 10 banche italiane per importanza. Per la Banca centrale europea e la Banca d’Italia è diventato prioritario stabilire una strategia di gestione efficace dei crediti UTP, con l’obiettivo di evitare che si trasformino in sofferenze.

Differenza tra UTP e NPL

Gli NPL (Non Performing Loans) o Crediti Deteriorati sono quei crediti la cui riscossione è diventata incerta. I debitori, per un peggioramento della propria situazione economica e finanziaria, non sono in grado di far fronte alle proprie obbligazioni e, quindi, ripagare nei tempi o negli importi previsti il proprio debito. In caso di insolvenza, in situazioni particolarmente gravi, si parla di sofferenze.

In linea generale ciò che differisce è difatti la situazione del debitore. Nel caso di UTP è in una situazione di difficoltà temporanea per cui potrebbe potenzialmente ritornare in bonis. Nel caso, invece, degli NPL è considerato ormai insolvente in modo permanente.

Quando si parla di sofferenze è chiaro che l’approccio principale sarà quello del recupero, per cui la cessione di portafogli diventa la soluzione più percorribile. Diverso è il discorso per gli UTP che, vista la loro miglior situazione, in un’ipotetica cessione, verranno offerti ad un prezzo di vendita decisamente più alto rispetto ad un portafoglio di crediti in sofferenza.


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I portafogli UTP non sono ampi come gli NPL. In questo caso l’obiettivo finale è quello di trovare soluzioni che riportino, come già detto, in bonis il debitore. Da ciò consegue la necessità di un approccio personalizzato e multidisciplinare nella gestione degli UTP, con soluzioni tecniche più articolate, da individuarsi di volta in volta in funzione della specifica posizione.

È indispensabile, quindi, una corretta analisi di screening per capire quale sia la situazione effettiva delle posizioni presenti. Nel caso si decida di acquistare un portafoglio di questi crediti, la Due Diligence di tipo investigativa è utile per fare una prima analisi, per poi decidere.


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La qualità delle informazioni e la velocità di reperimento sono, ovviamente, di fondamentale importanza. Ecco perché è importante rivolgersi a professionisti del settore, con competenze in ambito investigativo, oltre che nella gestione e nel recupero crediti, che possano fornire tutte le informazioni commerciali investigate, necessarie a concorrere alla definizione dell’effettivo rischio di insolvenza di quel credito e al prezzo complessivo e attento dell’intero portafoglio.

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