L’infedeltà aziendale è un vero e proprio reato e il dipendente infedele può andare incontro a sanzioni pesanti. Non è sempre facile dimostrarne le responsabilità, per questo è bene affidarsi ad un’agenzia investigativa
L’infedeltà aziendale è una delle questioni più delicate e rilevanti che un’azienda si trova ad affrontare, perché se trascurata potrebbe portare a conseguenze anche gravi. Quando appurata, il dipendente infedele può andare incontro a sanzioni pesanti.
La legge affida al datore di lavoro la vigilanza dei dipendenti, ma nel caso in cui sia necessario acquisire prove relative alla condotta scorretta di dipendenti, partner e soci, è consigliabile rivolgersi professionisti, nella fattispecie ad un’agenzia investigativa.
Cos’è l’infedeltà aziendale
Con il termine infedeltà aziendale si intendono tutti i comportamenti scorretti e dannosi per l’azienda tenuti da dipendenti e soci infedeli, che violano cioè l’obbligo di fedeltà professionale verso il proprio datore di lavoro.
Un comportamento infedele può essere la diffusione di dati e segreti aziendali, la violazione di brevetti, la concorrenza sleale, furto e danni d’immagine, assenteismo e falsa malattia.
Le informazioni trasmesse all’esterno possono essere anche relative al know-how dell’azienda, a metodi e procedure, o ancora notizie riguardanti le finanze della società ed eventuali difficoltà di varia natura.
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Ovviamente molto dipende dall’azienda presso cui lavora l’interessato e il ruolo occupato. In ogni caso, firmando il contratto di lavoro, il dipendente di un’azienda sottoscrive un insieme di obblighi, tra cui proprio l’obbligo di fedeltà.
La normativa di riferimento è l‘art. 2105 del codice civile che dice: “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”
Per evitare che le informazioni possano essere divulgate da un ex dipendente è, invece, possibile ricorrere ad un patto di non concorrenza, tramite il quale è possibile vincolare il dipendente.
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L’art. 2598 del codice civile definisce, poi, gli atti di concorrenza sleale, ovvero tutti quei comportamenti che, messi in atto da parte di un concorrente, hanno come unica finalità quella di danneggiare un’impresa rivale.
L’infedeltà aziendale può portare a varie conseguenze, tra cui anche il licenziamento per giusta causa.
Le investigazioni in caso di infedeltà aziendale
Accertare la condotta di un dipendente infedele è un’operazione complessa. Non sempre, infatti, è facile dimostrare le sue responsabilità. Affidarsi a un’agenzia investigativa, come Revela, è dunque fondamentale per far valere le proprie ragioni in tribunale e puntare al risarcimento dei danni.
Lo statuto dei lavoratori specifica chiaramente che “il solo sospetto è sufficiente per incaricare un investigatore privato”. Sono obbligati alla fedeltà non soltanto i lavoratori dipendenti, ma anche i soci della stessa azienda.
Le indagini dedicate ai casi di infedeltà aziendale possono, quindi, riguardare sia i dipendenti, che i soci aziendali, e sono utili a reperire elementi indiscutibili utili a dimostrare comportamenti sleali.
È bene assicurarsi prima di tutto che ci siano le condizioni per affrontare eventualmente anche un processo giuridico. Solo successivamente potranno iniziare le vere e proprie operazioni di indagine sul sospettato che, secondo la legge, non devono invadere totalmente la privacy dell’indagato.
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Per riuscire ad ottenere ragione dinanzi al giudice occorre, quindi, avere sempre delle prove. Nell’ambito delle indagini aziendali, l’agenzia investigativa può, ad esempio, accertarsi di eventuali attività secondarie svolte dal dipendente non compatibili con la prima o di concorrenza sleale. Ancora, può accertarsi in merito ad assenze per falsa malattia, sospetti furti interni o ammanchi di beni, rivelazione di attività aziendale e tentativi di sabotaggio ad impianti o beni.
Le prove sono, poi, raccolte in una relazione che sarà presentata come prova documentale in sede di giudizio e di un eventuale risarcimento o, comunque, utilizzata a supporto di una procedura disciplinare a carico del dipendente, come il licenziamento per giusta causa.