UTP, quale sarà lo scenario futuro?

UTP, quale sarà lo scenario futuro?

La guerra russo-ucraina, il rincaro delle materie prime e delle utenze energetiche porteranno inevitabilmente a conseguenze gravi anche per il settore degli UTP. È necessaria una gestione efficiente e una strategia dedicata

Nel corso del 2022 si è registrato un aumento dei volumi dei crediti UTP (Unlikely to pay), ossia le inadempienze probabili, e di quelli classificati Stage 2, vale a dire i crediti performing che manifestano un incremento significativo del rischio di credito. Si stima che nel corso dell’anno le cessioni di portafogli UTP saranno di 12 miliardi di euro, di cui 6 già finalizzate (Market Watch Npl di Banca Ifis).

Questi crediti appartengono soprattutto al segmento imprese: in particolare, il settore delle costruzioni, delle infrastrutture e dei servizi manifestano i maggiori rischi di insolvenza. Quelli, invece, in cui si registra una quota ridotta di esposizione riguardano estrazione olio e gas, chimica e il comparto farmaceutico.

Oggi il mondo degli UTP e degli NPL si trova a fare i conti con nuove sfide, per cui le regole ordinarie sono saltate e assumono connotazioni inedite e inaspettate. La guerra russo-ucraina, il rincaro delle materie prime e delle utenze energetiche porteranno inevitabilmente a conseguenze gravi.


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È molto probabile, infatti, che una serie di finanziamenti e mutui rischieranno di non essere onorati nel corso del 2023 e molte posizioni classificate come UTP potrebbero trasformarsi presto in sofferenze. Valutare gli UTP è spesso difficile e, di conseguenza, non è semplice impostare un sistema di regole per una garanzia statale.

Il mercato italiano

Molti istituti di credito italiani stanno preparando ingenti misure a sostegno di PMI e aziende loro clienti per contenere gli effetti del caro-energia e delle materie prime.

Il mercato italiano delle NPE ha molto utilizzato il meccanismo di garanzia dello Stato, noto come GACS, introdotto nel 2016. È molto probabile che la Garanzia sulla Cartolarizzazione di Sofferenze sia rinnovata in tempi brevi, ma questo non riguarderebbe le inadempienze probabili.


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La GACS è una garanzia statale che ha lo scopo di agevolare lo smobilizzo degli NPL, cioè i crediti in sofferenza, dai Bilanci delle Banche e degli intermediari finanziari che hanno sede legale in Italia.

In generale, in Italia si è assistito negli ultimi anni ad un sempre maggiore interesse verso i crediti deteriorati. Tra i principali fattori che hanno contribuito all’esplosione di questo fenomeno vi sono gli interventi normativi di derivazione comunitaria che hanno costretto le Banche a mettere in atto procedure più o meno articolate di cessione dei portafogli di NPE, finalizzate al deconsolidamento dei crediti deteriorati dai loro bilanci.

Nella situazione odierna il fenomeno NPE rischia di rimanere endemico ancora per molti anni. Questo significa non solo che le banche dovranno continuare a cedere NPE, ma anche che il problema economico complessivo non è risolto e che molte imprese e famiglie rischiano di rimanere in difficoltà.

La gestione degli UTP

L’attuale scenario economico negativo potrebbe portare un numero sempre più importante di istituzioni finanziarie a decidere di esternalizzare la gestione di questa asset class.

La gestione degli UTP è molto più complessa rispetto a quella degli NPL, soprattutto che quelle fanno capo alle aziende. Si tratta di crediti ancora vivi che non possono essere lavorati in maniera industriale come gli NPL, ma richiedono un approccio più analitico.

La cessione di un credito UTP, non essendo un credito deteriorato, apre nuovi scenari di negoziazione, che possono esprimersi anche con condizioni più favorevoli per il debitore. Potrebbe, ad esempio, avere più tempo a disposizione per restituire il debito oppure beneficiare di condizioni più vantaggiose.

A livello regolamentare, poi, ci sono state novità importanti con l’entrata in vigore, il 15 luglio 2022, del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questa riforma ha lo scopo di preservare l’azienda e contenere il più possibile i rischi di chiusura.

Una gestione efficiente dei portafogli UTP richiede una collaborazione tra diversi soggetti, ognuno con le proprie competenze. Se da un lato le banche sono costrette dal regolatore a liberarsi dei crediti problematici e non sempre hanno competenze specialistiche, dall’altro ci sono i servicer, che svolgono le attività di gestione e recupero dei crediti che compongono il portafoglio cartolarizzato.


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Gli operatori del settore, dunque, dovranno essere in grado di gestire in maniera professionale e attiva ogni singola posizione e creare partnership tra loro. Lo scopo è prima tutto “riportare in vita”, quando possibile, una posizione per evitare che diventi Npl. Non si tratta solo di ottimizzare un processo, ma di sviluppare contenuti differenti a seconda delle singole posizioni, che per le sue peculiarità necessiterebbe di uno studio e una strategia dedicata. La qualità e l’aggiornamento delle informazioni sono, quindi, elementi decisivi.

La valutazione dei portafogli UTP

Attraverso una Due Diligence è possibile definire l’effettivo rischio di insolvenza di un determinato credito. Per questo è importante rivolgersi a società specializzate in indagini per recupero crediti, dotate di licenza investigativa, come Revela

Le informazioni reperibili sono svariate e differenti a seconda del livello di profondità dell’indagine stessa. È possibile entrare nel dettaglio di ogni singola posizione partendo dai dati anagrafici e di reperibilità (residenza/domicilio), fino al rintraccio dell’attività lavorativa e al rintraccio di conti correnti bancari/postali. Oppure è possibile fare un’Indagine Patrimoniale, che contiene diverse informazioni utili. Lo stesso vale anche per un’azienda.

Solo un’azienda specializzata, può fornire informazioni attendibili e aggiornate, fondamentali per avere un profilo economico e patrimoniale dettagliato di tutte le posizioni e definire, così, il grado di solvibilità di ognuna.

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