Gli UTP rappresentano il 57% del totale degli NPE in seno alle 11 maggiori banche italiane e saranno l’asset class più colpito dalla pandemia. Potrebbero, però, rappresentare il vero ago della bilancia per la ripresa economica del Paese
Lo scoppio della pandemia del Covid-19 e il lockdown avranno sicuramente, nei prossimi 18 mesi, un impatto significativo sul mercato delle Non Performing Exposures (NPE): i crediti UTP potrebbero rappresentare il vero ago della bilancia per la ripresa economica del Paese?
Acronimo di Unlikely to Pay, che tradotto letteralmente in italiano significa “improbabile che paghi”, gli UTP sono crediti che saranno difficilmente pagati. Si tratta di posizioni per le quali lo stato di insolvenza della controparte non è conclamato come avviene per i deteriorati di qualità peggiore (Non Performing Loans o NPL). In questo caso non ci si trova in una situazione di insolvenza vera e propria, ma probabilmente sarà difficoltoso per il debitore riuscire e pagare, almeno nel breve tempo.
La situazione delle Npe in Italia
Secondo una ricerca del Centro Studi Uilca Orietta Guerra sui conti economici per il primo semestre del 2020 delle undici maggiori banche italiane, il totale delle esposizioni non performanti in seno agli istituti di credito ammonta a 44 miliardi di euro e rappresenta il 3,4% dei crediti netti. Le sofferenze vere e proprie sono pari a 16,8 miliardi di euro e rappresentano il 37% del totale.
I crediti UTP, invece, rappresentano il 57% e ammontano a 25,3 miliardi di euro. Nello specifico, Intesa Sanpaolo al 30 giugno ha registrato 6,635 miliardi di euro di UTP, Unicredit 5,568 miliardi, Banco Bpm 4,681 miliardi, Mps 2,845 miliardi, Ubi 2,197 miliardi e Bper 1,564 miliardi.
I volumi lordi di NPE si sono ridotti di oltre la metà, da 341mld di euro nel 2015 a 135mld a fine 2019. L’attuale pandemia avrà sicuramente un impatto significativo su questo trend: il mercato si aspetta tra i 60mld e 100mld di euro di nuovi inflow di Npe nei prossimi 18 mesi (fonte: “Ready to Face the Crisis” di PwC).
Gli UTP saranno l’asset class più colpita dalla pandemia: decine di migliaia di piccole/medie imprese e ditte familiari sono, infatti, a rischio.
Quale sarà l’impatto sulle banche italiane?
Il sistema bancario italiano, dopo gli importanti risultati ottenuti negli scorsi anni, è ora posto di fronte alla fondamentale sfida rappresentata dal deterioramento della qualità del credito causata dal Covid-19.
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Comunque, nonostante il lockdown che ha bloccato il Paese e che si stima causerà per il 2020 una caduta del Pil superiore al 10%, i ricavi delle principali banche, nella prima metà dell’anno, hanno sostanzialmente tenuto. Gli Istituti di credito hanno, quindi, retto al blocco delle attività, nonostante una contrazione complessiva dell’utile pari a 6,5 miliardi e una riduzione dei ricavi pari al 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2019.
I bilanci fotografano sicuramente una situazione economica non rosea, ma le banche hanno anche la forza patrimoniale per sostenere le imprese che possono e vogliono ripartire. Gli utili complessivi hanno evidenziano, infatti, un settore che al momento riesce a reggere meglio di altri la contrazione economica accentuata dal Coronavirus, dovuto anche al fatto che le banche sono sicuramente più attrezzate oggi, rispetto al passato, per affrontare la crisi. Il 2020 dovrebbe registrare transazioni dai 30mld di euro ai 35mld di euro.
Il futuro degli UTP
La nuova sfida che il sistema si prepara ad affrontare sarà influenzata senza dubbio dagli impatti delle nuove misure d’emergenza adottate sia a livello nazionale che europeo e dalla loro efficacia nel sostenere le imprese. Ma quando queste misure cesseranno i propri effetti sarà necessario ridefinire i rapporti e riclassificare una parte dei crediti a UTP.
È su questa tipologia di credito che passa la ripresa del Paese. Se come sistema bancario non si riesce a riportare in bonis questi crediti il risultato sarà un aumento della disoccupazione, la chiusura delle imprese e l’impoverimento economico.
A tal proposito le banche dovranno trovare dei criteri affidabili per identificare i clienti da supportare per scongiurare il fallimento da quelli per i quali invece non è possibile evitare il dissesto.
Sarà, quindi, necessario che gli istituti bancari e gli operatori specializzati nella gestione del credito mettano a punto nuove strategie di valutazione rispetto al passato, in modo da riuscire a far fronte all’aumento degli UTP.
È indispensabile, quindi, una corretta analisi di screening per capire quale sia la situazione effettiva delle posizioni presenti. Nel caso si decida di acquistare un portafoglio di questi crediti, la Due Diligence di tipo investigativa è utile per fare una prima analisi, per poi decidere.
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La qualità delle informazioni e la velocità di reperimento sono, ovviamente, di fondamentale importanza. Ecco perché è importante rivolgersi a professionisti del settore, con competenze in ambito investigativo, oltre che nella gestione e nel recupero crediti, che possano fornire tutte le informazioni commerciali investigate.
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In conclusione, l’esplosione della pandemia del Covid-19 avrà un notevole impatto, anche se ancora non quantificabile in maniera puntuale, sul mercato degli UTP e, in generale, sulle NPE. Il dato positivo, come evidenzia PwC, è che il sistema finanziario si sia rafforzato negli ultimi anni e sia, complessivamente, preparato per gestire questa nuova situazione.
È fondamentale, inoltre, che in questa fase il Governo predisponga un piano di riduzione graduale degli ammortizzatori sociali perché a soffrirne saranno in primis gli istituti di credito. Allo stesso modo è, dunque, necessario lavorare in sinergia per affrontare il problema dei crediti UTP ed aiutare le aziende in difficoltà a risollevarsi.