Nessun aumento delle tasse: la nuova riforma del catasto ha l’obiettivo di rivedere le rendite catastali degli immobili situati in tutto il territorio nazionale
Un’operazione trasparenza: così è stata definita la nuova riforma del catasto, che ha l’obiettivo di rivedere le rendite catastali degli immobili situati in tutto il territorio nazionale. Nessun aumento delle tasse, dunque, come ha precisato lo stesso premier Draghi in conferenza stampa.
Nella bozza, infatti, si legge all’articolo 7 che la riforma punta ad una “modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto”. Tra gli interventi previsti c’è appunto “una modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale, al fine di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati”.
Per fare ciò sarà, dunque, necessario individuare strumenti da porre a disposizione dei comuni e dell’Agenzia delle entrate, atti a facilitare e ad accelerare l’individuazione e, eventualmente, il corretto classamento degli immobili.
Cos’è la riforma del catasto
Il governo ha approvato la delega sulla riforma fiscale, che prevede anche la riforma del catasto. È l’articolo 7 del testo a delineare i contorni delle novità. La riformulazione del catasto comporterà la revisione delle rendite catastali entro il 2026, che verranno adeguate alle rendite di mercato.
Uno degli scopi della delega fiscale è il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, un problema non nuovo in Italia. In merito alla riforma del catasto, la bozza del documento fissa tra gli obiettivi un aggiornamento del sistema della mappatura catastale, in particolare su immobili non censiti, abusivi, edificabili accatastati come agricoli.
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Ci saranno, inoltre, nuovi criteri aggiuntivi per la descrizione degli immobili da utilizzare dal 1° gennaio 2026, criteri che non saranno utilizzati per la determinazione della base imponibile dei tributi, la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali. È previsto, poi, un aggiornamento periodico di valori e rendite e norme ad hoc per gli immobili storico-artistici.
Cosa cambia con la riforma
Nella prima fase ci si concentrerà soprattutto sugli strumenti da mettere a disposizione di comuni e Agenzia delle Entrate. Sarà, così, più facile l’individuazione e il corretto classamento di:
- immobili non censiti o che non rispettano la relativa destinazione d’uso, ovvero la categoria catastale attribuita
- terreni edificabili accatastati come agricoli e immobili abusivi.
Saranno anche previsti nuovi strumenti che facilitino la condivisione dei dati e dei documenti, in via telematica, tra l’Agenzia delle entrate e i competenti uffici dei comuni.
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A ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale, bisognerà attribuire anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base ai valori normali espressi dal mercato. Ci dovrà essere, inoltre, un aggiornamento periodico in relazione alle mutazioni delle condizioni del mercato immobiliare, che è appunto in continuo cambiamento.
Sono comunque fissati dei paletti. Il più rilevante è indubbiamente quello che dispone l’inapplicabilità delle nuove rendite a fini fiscali, una clausola che confermerebbe la volontà di non aumentare le tasse sul mattone.
Nel testo, sempre all’articolo 7, è infatti chiaramente specificato che le informazioni raccolte sugli immobili non serviranno a determinare la base imponibile dei tributi. Resteranno in sostanza invariati i parametri per la tassazione del mattone ed il fine ultimo dell’operazione di riforma è di costruire una base informativa adeguata.
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Per il momento, quindi, ci si concentrerà sugli strumenti a disposizione di comuni e Agenzia delle Entrate per l’emersione di immobili e terreni fantasma. Poi, tra cinque anni, toccherà al governo e alla maggioranza che ci saranno decidere se e come utilizzare questa mappatura, per valutare eventuali interventi sulle tasse.