Residenza e domicilio sono due cose differenti e non sempre coincidono. Anche la residenza fiscale ha un significato diverso. La circolare n. 20 del 4 novembre 2024 illustra la nuova disciplina della residenza ai fini delle imposte sui redditi
Molto spesso i termini residenza e domicilio sono utilizzati come sinonimi, ma in realtà non hanno lo stesso significato e spesso non coincidono. Anche la residenza fiscale ha un significato diverso e comporta una serie di obblighi.
Con la circolare n. 20 del 4 novembre 2024, l’Agenzia delle Entrate illustra la nuova disciplina della residenza ai fini delle imposte sui redditi per le persone fisiche e le società ed enti, introdotta dal Dlgs n. 209/2023 (decreto fiscalità internazionale).
Le modifiche hanno lo scopo di garantire maggiore certezza giuridica, oltre che rendere la riforma coerente con la migliore prassi internazionale e con le Convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni.
Residenza e domicilio differenza
Secondo l’art. 43 del Codice Civile, la residenza anagrafica è il luogo in cui la persona ha dimora abituale, ovvero dove ha l’indirizzo della sua abitazione principale. Residenza e dimora, quindi, dovrebbero coincidere. Un problema che, però, sorge molto spesso è la difformità tra la residenza emergente dalle risultanze anagrafiche e quella effettiva, corrispondente nei fatti al luogo di abituale dimora.
L’iscrizione all’anagrafe è un obbligo per i cittadini e il cambio di residenza deve essere provato con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello in cui la persona si trasferisce. Nel Comune di residenza si ha il medico di famiglia, si vota, si effettuano le pratiche per il matrimonio e si presentano le richieste dei certificati anagrafici.
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Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. Questi ultimi si intendono non solo di natura economica, ma anche personale, sociale e politica.
Al domicilio sono solitamente inoltrate le comunicazioni di lavoro, si apre una successione a causa di morte, è dichiarato il fallimento dell’imprenditore. Residenza e domicilio possono coincidere oppure no. Se non coincidono, basta solo effettuare una dichiarazione nella quale si comunica il proprio domicilio e non è necessario che il soggetto vi dimori.
Residenza fiscale, differenze con la residenza anagrafica
La residenza fiscale è il luogo in cui un soggetto è considerato fiscalmente residente ai fini del pagamento dei tributi. Determina, quindi, le tasse che un soggetto è tenuto a versare. Tutti i sistemi fiscali dei Paesi più avanzati prevedono regole precise e diverse a seconda che il reddito sia percepito da un residente o da un non residente. Per questo motivo, trasferire la residenza fiscale è un’operazione piuttosto delicata.
In Italia la residenza fiscale comporta una serie di obblighi che riguardano la dichiarazione dei redditi, i contributi previdenziali, il pagamento delle tasse, gli obblighi contabili.
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La residenza anagrafica è definita basandosi sul luogo in cui il soggetto risiede ed è iscritto ai registri anagrafici, mentre la residenza fiscale è legata alle leggi fiscali di ogni Paese e considera i giorni trascorsi in una determinata nazione durante un anno fiscale.
Residenza e domicilio, le novità
Prima del 2024 una persona fisica era considerata fiscalmente residente in Italia se era iscritta all’anagrafe della popolazione residente o possedeva il domicilio o la residenza nel nostro paese.
Il Decreto n. 209/2023 ha introdotto cambiamenti importanti per la definizione della residenza fiscale. La normativa si basa sulla presenza fisica, ovvero la semplice presenza sul territorio italiano per più di 183 giorni (184 nell’anno bisestile) è sufficiente a configurare la residenza fiscale in Italia. Sono conteggiate anche le frazioni dei giorni e, inoltre, il calcolo si fa per periodi non consecutivi.
In sostanza, si considerano residenti le persone che per la maggior parte dell’anno hanno la residenza ai sensi del codice civile o il domicilio nel territorio dello Stato. Domicilio e residenza possono, dunque, coincidere oppure no. Ai fini dell’applicazione della disposizione, per domicilio si intende il luogo in cui si sviluppano, in via principale, le relazioni personali e familiari della persona. Non si considera, quindi, solo come sede di affari e interessi.
Il decreto specifica, inoltre, che l’iscrizione anagrafica non è più una presunzione assoluta. È possibile, dunque, fornire prove che dimostrino l’assenza di una residenza effettiva in Italia.
Un’altra novità riguarda l’estensione del criterio della presenza fisica ai lavoratori in smart working. Chiunque lavori da remoto per la maggior parte dell’anno in Italia sarà, quindi, considerato fiscalmente residente.
Residenza fiscale delle società
Secondo le nuove regole, sono considerati residenti le società e gli enti che per la maggior parte del periodo di imposta hanno nel territorio dello Stato la sede legale o la sede di direzione effettiva o la gestione ordinaria in via principale.
Si tratta di tre criteri alternativi, ossia basta che ricorra uno solo di essi per configurare la residenza in Italia. È essenziale che la sussistenza del criterio si protragga per la maggior parte del periodo d’imposta.
Come rintracciare una persona o una società
La giurisprudenza della Cassazione ha più volte ribadito che il certificato di residenza non è una prova certa, ma una semplice presunzione che può essere sempre contrastata con qualsiasi prova contraria.
Ciò significa che colui che ne ha interesse può anche dimostrare il contrario e cioè che la dimora effettiva di una persona è un’altra rispetto a quella indicata nel certificato rilasciato dall’ufficio anagrafe.
Rintracciare un soggetto non è sempre così semplice. Nel caso, per esempio, di un recupero crediti, il creditore può individuare la dimora abituale del debitore servendosi di un’agenzia investigativa, come Revela.