Molte imprese sono riuscite a fronteggiare la crisi generata dalla pandemia grazie agli interventi straordinari, ma le cicatrici rimarranno. Cosa dovrà contenere un Report aziende per una valutazione reale della situazione?
Il 45% delle aziende italiane è strutturalmente a rischio: a dirlo è il Report aziende 2021 dell’Istat, che ha fotografato la situazione attuale, dopo l’effetto della pandemia (leggi qui l’articolo completo).
La gravità della situazione è stata fronteggiata nell’ultimo anno da interventi straordinari di banche centrali e governi, iniziative necessarie per prendere tempo ed evitare il collasso economico.
Il Governo è intervenuto con molteplici iniziative: moratorie, erogazioni a fondo perduto, rilascio di garanzie pubbliche per veicolare credito alle imprese, nonché gli interventi relativi alla cassa integrazione per i dipendenti. Molte imprese sono, così, riuscite a fronteggiare la crisi, grazie anche ai finanziamenti da parte delle banche che hanno avuto, quindi, un ruolo centrale.
In questo scenario emerge, però, un evidente paradosso: il notevole incremento dei depositi bancari. Le imprese non hanno, infatti, mai avuto tanta liquidità come ora. Naturalmente non vi è stato un generale arricchimento, ma ha influito l’incremento dei prestiti.
L’Italia, più di altri paesi, ha puntato alle misure messe in atto dal governo, soprattutto garanzie al credito, con il Decreto Cura Italia e poi con quello Liquidità della primavera del 2020, in cui è stato potenziato il Fondo Garanzia.
Il sistema bancario è stato, dunque, chiamato a sostenere le imprese e le attività commerciali che in quest’anno hanno dovuto rallentare o fermare il proprio lavoro. Ora, però, moratorie e garanzie al credito sono finite e senza proroghe il rischio è che troppe imprese si ritrovino nuovamente senza liquidità.
La situazione nell’immediato
Nonostante uno scenario in miglioramento, secondo il Report aziende dell’Istat, le prospettive di ripresa per il 2021 sono limitate. Le cicatrici, pertanto, rimarranno in maniera importante nei dati finanziari e di bilancio di molte aziende.
L’insolvenza di molte imprese, che costituisce il principale rischio nei mesi a venire per il sistema produttivo italiano, aumenta così l’esposizione del sistema bancario, implicando possibili tensioni sia sui bilanci delle banche, sia sui rapporti banca-impresa.
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Ma cosa succederà allora? Indubbiamente il sistema bancario non può portare avanti da solo l’intero sistema economico, tra l’altro in un contesto di tassi di interesse particolarmente bassi. Molto probabilmente si concentrerà sulle imprese che hanno più futuro.
Dai dati che emergono dal Market Watch Banca Ifis, infatti, nei prossimi mesi e per il 2022 è atteso un considerevole aumento di NPL. Si stima un accrescimento di stock dei crediti deteriorati lordi nei bilanci bancari di +19 mld € nel 2021 e +20 mld € nel 2022.
Ed è proprio la componente imprese a guidare l’accrescimento del default dei crediti. Il tasso di deterioramento dei crediti del segmento Imprese avrà, infatti, un aumento più sensibile rispetto alla clientela Famiglie.
Come saranno analizzate le imprese?
Non sarà più sufficiente un Report aziende con un aggregato di soli dati pubblici, perlopiù con riferimenti al passato. I bilanci degli anni scorsi raccontano, infatti, di un rapporto che spesso non esiste più.
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Un valido aiuto può, però, venire dalle società specializzate in informazioni commerciali investigate, che permettono di analizzare dei dettagli importanti per analizzare la situazione reale di ogni impresa.
Sarà fondamentale, allora, andare più a fondo, attraverso approfondimenti investigati per valutare l’affidabilità creditizia delle aziende. Nei report aziende i dati ufficiosi diventano, quindi, un elemento determinante per una valutazione della situazione attuale, soprattutto nei casi in cui, da una prima analisi, non risultano dati ufficiali negativi.