Pignoramento conto corrente: come funziona per recuperare il credito

Pignoramento conto corrente: come funziona per recuperare il credito

È una procedura esecutiva attuata al fine di recuperare un credito. Per richiedere un pignoramento conto corrente c’è bisogno di un titolo valido per potere procedere

Il pignoramento del conto corrente è una procedura ordinaria attuata al fine di recuperare un credito. Consiste sostanzialmente nel blocco del conto e il prelievo delle somme pari al debito, che sono poi trasferite al creditore.

La procedura si attiva quando il titolare del conto contrae un debito con un soggetto terzo e non riesce a saldarlo. In genere si sceglie questa opzione quando non ci sono beni mobili e immobili che possano fare da garanzia del credito.

Per richiedere il pignoramento ci si deve rivolgere al giudice e, se si attua, l’istituto bancario o postale diventa il “debitor debitoris” (il terzo pignorato) nei confronti del creditore.

Il pignoramento del conto corrente rientra, infatti, nella categoria del pignoramento presso terzi, che ha per oggetto crediti o più un generale beni del debitore che sono nella disponibilità del terzo e, nello specifico, il conto corrente.

Come funziona il pignoramento conto corrente

Il creditore deve essere, ovviamente, in possesso di un titolo esecutivo valido per poter procedere. Serve, dunque, un atto giudiziario, una sentenza o un decreto ingiuntivo che accerta la situazione di debito del proprietario del conto corrente nei confronti del soggetto creditore.

Non c’è alcuna distinzione tra un creditore privato ed uno pubblico (Agenzia Entrate Riscossione, la società di riscossione dei crediti del Comune o altri enti) e non è prevista una soglia minima del credito sotto la quale non sia possibile pignorare il conto corrente.

L’espropriazione di denaro su un conto corrente postale o bancario avviene, dunque, a seguito di una notifica al debitore. Si deve indicare: titolo esecutivo, atto di precetto (il debitore ha ancora 10 giorni per pagare) e atto di pignoramento.


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Quest’ultimo è inviato anche all’istituto di credito interessato. La legge stabilisce che, una volta presentato l’atto giudiziario di pignoramento, la banca o l’ente postale può procedere a bloccare la somma intera presente su un normale conto corrente o una parte di essa se il conto è di appoggio per la ricezione dello stipendio di un lavoratore.

Quando il debito è nei confronti dell’Agenzia Entrate Riscossione, quest’ultima può procedere al pignoramento conto corrente senza intervento del tribunale. Invia, infatti, la notifica alla banca o alla posta e se entro ulteriori 60 giorni il debito non è saldato preleva direttamente l’importo dal conto.

La Legge di Bilancio 2020 ha introdotto alcune importanti novità. Prima su tutte, sono stati accelerati sensibilmente i tempi messi a disposizione per ultimare la procedura. Nel caso di debiti verso la pubblica amministrazione, ora i creditori potranno procedere subito dopo la mancata risposta alla prima intimazione di pagamento, rendendo la procedura di pignoramento molto più veloce.

Cosa comporta per il debitore il pignoramento del conto corrente

Nel momento in cui si attua il pignoramento conto corrente il soggetto proprietario del conto è avvisato, tramite per esempio una sentenza, e sollecitato a pagare il debito contratto. Il pignoramento è comunicato alla banca o alla posta dove è situato il conto corrente e in questo momento il soggetto proprietario del conto non può più procedere a prelievi. Si possono, però, aprire diversi scenari:

  • il conto corrente è vuoto o con saldo negativo. In questo caso i soldi non sono bloccati, ma eventuali somme accreditate sarebbero pignorate
  • conto corrente uguale o inferiore alla somma intimata. Il conto è subito bloccato , così come altri eventuali bonifici, fino all’udienza di assegnazione
  • saldo superiore alla somma intimata. Il debitore può prelevare le somme in eccesso, quindi quelle non pignorate e può, anche in questo caso, ricevere bonifici.

Se il debitore possiede più conti correnti, il pignoramento è generalmente applicato su tutti i conti.


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Chi subisce un pignoramento può comunque limitare il danno, chiedendo entro 60 giorni la rateizzazione del debito. Una volta accettata la richiesta e pagata la prima rata del piano di ammortamento, è possibile quindi sbloccare il conto.

Cosa può essere pignorato

Il conto corrente è pignorabile al 100% solo quando non vi sono depositati redditi da lavoro dipendente o la pensione. Si possono pignorare anche i conti PayPal e i conti esteri. Lo stesso vale per le carte di credito, le prepagate e tutti i depositi di somme a nome del debitore.

Esiste, però, una parte di conto che non viene pignorata. In particolare se il conto corrente è di proprietà di un lavoratore dipendente o di un pensionato non è possibile pignorare il conto corrente per la totalità del credito presente, ma ne può essere pignorata solamente una parte (la Legge di Bilancio 2020 ha stabilito i limiti).


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Se, invece, il conto è cointestato, il pignoramento può andare a colpire solamente la metà del credito presente. Questo vuol dire che le persone che hanno un conto cointestato possono continuare a utilizzare l’altra metà rimanente del conto corrente.

Ci sono infine delle categorie specifiche che non possono essere pignorate: un conto corrente in rosso, la pensione di invalidità, gli assegni di accompagnamento per i disabili.

Secondo le ultime notizie il Decreto Sostegni bis ha ulteriormente prorogato la sospensione dei termini di notifica e di pagamento delle cartelle esattoriali. La ripresa delle notifiche è prevista a partire dal 1° settembre e c’è chi addirittura parla di estenderlo a tutto il 2021.

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