Entro il 29 dicembre l’Italia e gli Stati Membri dovranno adeguarsi alla nuova direttiva 2021/2167 sugli NPL. Nuove regole e maggiore trasparenza del mercato secondario. Ecco tutte le novità
Manca davvero poco all’entrata in vigore della nuova direttiva europea sugli NPL. Entro il 29 dicembre, infatti, l’Italia e gli Stati Membri dovranno adeguarsi alla direttiva 2021/2167 UE. Approvata due anni fa, comporterà una serie di importanti cambiamenti. La direttiva mira, in particolare, a correggere le criticità presenti e a introdurre requisiti più severi per i Servicer.
Il mercato degli NPL, esploso nel 2008 con la crisi USA, oggi è diventato sempre più complesso e articolato. La crisi ha portato a un aumento dei crediti deteriorati in molti paesi europei e ora la situazione generale è peggiorata a causa dell’elevata inflazione, dell’aumento del costo delle bollette energetiche e a quello dei tassi di interesse, elementi che contribuiscono a rallentare la crescita economica e a gravare ulteriormente su famiglie e imprese.
Secondo l’Autorità Bancaria Europea il volume degli NPL in Europa ha raggiunto i 720 miliardi di euro. In Italia, stando ai dati del Market Watch Npl di Banca Ifis, si attendono nuovi flussi di credito deteriorato per 82 miliardi di euro, con un picco nel 2023, per poi riscendere nel 2024.
L’aumento è frutto anche della spinta del mercato secondario, favorito dallo sviluppo di piattaforme di vendita che facilitano le transazioni secondarie e terziarie, oltre che a una maggiore propensione all’acquisto da parte di piccoli investitori già parte della filiera. I crediti deteriorati stanno, infatti, diventando una soluzione interessante per diversificare il proprio portafoglio.
Lo scopo delle Direttiva Europea sugli NPL
L’obiettivo principale dell’Unione Europea è quello di ridurre gli attuali stock di crediti deteriorati e prevenire un eventuale eccessivo accumulo in futuro. Considerando l’interconnessione dei sistemi bancari e finanziari, un sistema finanziario integrato migliorerà la resilienza dell’Unione economica e monetaria di fronte a shock negativi.
Gli Stati membri attualmente hanno norme molto diverse in merito alle modalità con cui gli acquirenti di crediti possono acquisire contratti di credito da enti creditizi. Tali differenze hanno determinato notevoli ostacoli all’acquisto transfrontaliero legale di crediti nell’Unione.
Gli acquirenti di crediti operano in un numero limitato di Stati membri, per cui i mercati di NPL, essenzialmente nazionali, tendono a restare di piccole dimensioni. Questo a sua volta ha reso inefficiente il mercato secondario dei crediti deteriorati.
Ti potrebbe interessare: Npl: la BCE boccia la proposta di legge dell’Italia
La nuova direttiva europea sugli NPL è stata concepita proprio con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la trasparenza del mercato secondario dei crediti deteriorati in modo da renderlo più aperto e dinamico.
Il contesto economico internazionale che si è venuto a creare nel corso dell’ultimo anno ha, infatti, ampiamente dimostrato come il mercato secondario degli NPL possa contribuire a gestire il fenomeno dei crediti deteriorati in modo efficace, a sostegno in particolare del sistema bancario.
Contemporaneamente, è emersa la volontà di introdurre una serie di regole standardizzate a livello europeo in modo da promuovere un’armonizzazione in tal senso.
La presente direttiva dovrebbe, dunque, incoraggiare lo sviluppo di mercati secondari dei crediti deteriorati nell’Unione eliminando gli ostacoli e stabilendo le relative garanzie. Al tempo stesso dovrebbe garantire la tutela dei diritti dei debitori.
Cosa prevede la direttiva degli NPL
La normativa è indirizzata ai gestori del credito (Servicer o Credit Servicer), che di fatto si occupano dell’attività di recupero del credito, dei rapporti con i debitori e della rinegoziazione dei debiti, e agli acquirenti dei crediti.
Nello specifico, tra i provvedimenti introdotti dalla nuova direttiva troviamo innanzitutto la standardizzazione del contratto di cessione del credito, per tutelare maggiormente le parti coinvolte e porre le basi per la creazione di un contesto armonizzato a livello di Unione Europea.
Gli enti creditizi, inoltre, dovranno fornire ad un possibile acquirente dei crediti tutte le informazioni necessarie affinché quest’ultimo possa valutarne il valore con più precisione possibile.
Nel caso in cui l’acquisto del credito dovesse andare in porto, lo stato deve informare le autorità identificando l’acquirente e indicando l’ammontare e la quantità dei diritti derivanti da contratto.
I Credit Servicer devono poi ottenere un’apposita autorizzazione, con alcune eccezioni che riguardano le banche e altre tipologie di attori particolari. Quelli già attivi sul mercato potranno beneficiare di una transizione di sei mesi per ottenerla senza sospendere l’attività.
Ti potrebbe interessare: Due Diligence: come si fa e a chi rivolgersi
L’autorizzazione è può anche essere revocata qualora sia venuto a mancare un requisito oppure se si siano state violate. È richiesto, poi, un registro, periodicamente aggiornato e pubblicamente accessibile, con l’elenco di tutti i Servicer autorizzati a prestare la propria attività negli altri paesi dell’Unione Europea
La Direttiva chiede, inoltre, ad ogni Stato membro l’istituzione di autorità competenti che svolgano compiti di vigilanza, definendone le modalità. Sono previste anche sanzioni amministrative e provvedimenti correttivi in particolari situazioni.
La direttiva introduce, infine, maggiori tutele per i debitori, ponendo le basi affinché tra questi ultimi e gestori del credito si instauri un dialogo costruttivo che porti a risolvere la situazione nel migliore dei modi, tenendo conto del rispetto della privacy.
CVDay 2023
Al CVDay, che si è svolto il 29 novembre a Milano e a cui ha partecipato anche Revela come sponsor, si è discusso ampiamente della novità che saranno introdotte.
Si è parlato anche dei notevoli cambiamenti del settore, in particolare dei modelli di gestione del credito. Oggi le piattaforme di service sono, infatti, molto diffuse, gli strumenti a disposizione sono molto più variegati e si comincia a parlare soprattutto di intelligenza artificiale e di data analytics. Per questo motivo, è molto importante sviluppare nuove competenze per gestire posizioni sempre più complesse.
All’evento si è discusso anche del nuovo Codice della crisi d’impresa e su come questo abbia inciso sulle performance dei Tribunali. Infine, un’altra tavola rotonda ha affrontato il tema delle procedure concorsuali dal punto di vista della tutela del creditore nelle procedure alternative alla liquidazione giudiziale.