Npl: cambia la definizione di “default”. In arrivo nuove esposizioni deteriorate

Npl: cambia la definizione di “default”. In arrivo nuove esposizioni deteriorate

Entrerà in vigore il prossimo anno la nuova definizione di default. Criteri e modalità più restrittive in materia di Npl che coinvolgeranno tutti gli intermediari finanziari

Novità in materia di Npl. A partire dal 1° Gennaio 2021 entrerà in vigore la nuova definizione di default (inadempienza), che stabilisce criteri e modalità più restrittive in materia di classificazione a default rispetto a quelli finora adottati, con l’obiettivo di armonizzare la regolamentazione tra i diversi paesi dell’Unione Europea.

Con soglie più basse per i tempi di pagamento e una diversa modalità di calcolo dei giorni di scaduto, finiranno nella lista nera dei cattivi pagatori piccole e grandi imprese, passando per le singole persone.

Si dovrebbero, così, riclassificare da un giorno all’altro come deteriorate migliaia di esposizioni, con un forte impatto sul sistema creditizio italiano in termini di nuovi NPL, proprio ora che le banche si stavano già preparando ad affrontare una vera ondata di crediti deteriorati a causa dalla pandemia.

Il Market Watch Npl di Banca Ifis, presentato in occasione dell’Npl meeting di Cernobbio, prevede infatti per il 2021 che il tasso di deterioramento dei crediti nei portafogli delle banche italiane passerà dall’1,3% del 2020 al 2,8%.

Le previsioni sono fatte tenendo in considerazione gli effetti della pandemia Covid-19 e in assenza di un lockdown generalizzato e integrale come il primo, nonché degli interventi di aiuto messi in campo dal Governo. In un contesto peggiorativo il tasso di deterioramento potrebbe, però, salire al 3,4%.

Si parlava già da mesi, in ambito europeo, di revisionare alcune regole in vigore prima della pandemia, in particolare proprio sulla ridefinizione di “default” e “calendar provisionig”.

In Europa, secondo l’analisi della banca angloasiatica Hsbc, si passerà dai 584 miliardi di euro registrati sul finale dello scorso anno ai 974 miliardi del post Covid-19. Più 390 miliardi di euro, con Francia, Spagna e Italia tra i peggiori.

Le nuove regole in materia di Default

principali cambiamenti introdotti in materia di Default prevedono che le banche definiscano automaticamente come inadempiente il cliente che presenta un arretrato da oltre 90 giorni, il cui importo risulti:

  • per i privati e piccole medie imprese (con fatturato inferiore a 5 milioni di euro ed esposizione inferiore a 1 milione di euro), superiore ai 100€ e superiore all’1% del totale delle esposizioni
  • per le imprese, superiore ai 500€ e superiore all’1% del totale delle esposizioni.

Superati i 90 giorni, quindi, il debitore entra in stato di default e la banca può avviare azioni di tutela dei propri crediti. Non è poi consentita la compensazione degli importi scaduti con altre linee di credito non utilizzate dallo stesso debitore.

Le nuove regole in materia di default devono essere applicate non solo dalle banche, ma da tutti gli intermediari finanziari che esercitano il servizio di concessione di finanziamento sotto qualsiasi forma, anche società di leasing.

I giorni di arretrato o sconfinamento, si calcolano a partire dal giorno successivo alla data in cui gli importi dovuti per capitale, interessi e commissioni non sono stati, anche parzialmente, corrisposti. Nel caso in cui i pagamenti dovuti alla Banca o ad altro ente, come definiti nel contratto di credito, siano stati sospesi e le scadenze siano state modificate, il conteggio dei giorni di arretrato segue il nuovo piano di rimborso.


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Secondo la nuova regolamentazione, per uscire dal default, devono trascorrere almeno tre mesi dal momento in cui non sussistono più le condizioni per classificare il cliente in default. Regolarizzato, quindi, l’arretrato e passati almeno 90 giorni da tali regolarizzazioni senza che si verifichino ulteriori eventi pregiudizievoli, decadrà la segnalazione di inadempienza.

Durante tale periodo, la banca valuta il comportamento e la situazione finanziaria e, trascorsi i tre mesi, può riclassificare il cliente in uno stato di “non default”, qualora ritenga che il miglioramento della qualità creditizia di quest’ultimo sia effettivo e permanente.

Gli Npl per la PA

Ad essere coinvolti dalle normative europee saranno non solo le imprese e i privati, ma anche le amministrazioni pubbliche, portando in un terreno minato l’ intera esposizione che le banche hanno verso queste.

Considerando quanto lenta a pagare sia la Pubblica Amministrazione, è evidente che questo sia un problema: il rischio è che da gennaio verrà considerato insolvente nei bilanci bancari un pezzo dello Stato italiano. Ecco perché ministero dell’ Economia e Bankitalia stanno lavorando per trovare con Bruxelles una soluzione normativa entro fine anno, prima che la nuova normativa europea sui default entri in vigore.

Le soluzioni tecniche suggerite dagli addetti ai lavori sono due: considerare “default tecnici”, dato che lo Stato paga e i suoi ritardi non sono dovuti a incapacità finanziaria, ma semplicemente a lungaggini burocratiche, e l’altra soluzione è di far partire il conteggio dei 180 giorni non dalla data di emissione della fattura, come avviene per il settore privato, ma dal momento in cui lo Stato stanzia i fondi, cioè dal cosiddetto “mandato di pagamento”.

Manca poco all’inizio del nuovo anno e all’attuazione delle nuove normative. Per evitare la classificazione a default coloro che hanno scadenze di pagamento previste contrattualmente, anche per importi di modesta entità, l’unica strada è rispettare i tempi.

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