Npl: le associazioni di imprese chiedono modifiche alle nuove regole

Npl: le associazioni di imprese chiedono modifiche alle nuove regole

Le nuove norme europee in materia di Npl, appena entrate in vigore, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese

Sono entrate in vigore da appena due settimane, il 1° gennaio 2021, le ultime norme in materia di Npl. La nuova definizione, che riguarda il modo con cui le singole banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, introduce criteri che risultano più stringenti rispetto ai precedenti.

Queste norme rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di persone e, soprattutto, di imprese che perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa.

La gestione del credito ha già risentito duramente della crisi e gli effetti sono particolarmente evidenti sulle insolvenze e sulle performance di recupero, per non parlare dei nuovi UTP e NPL generati.


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Secondo il Rapporto Cerved 2020, a causa della pandemia il numero di PMI a rischio potrebbe quasi raddoppiare e per alcuni settori gli effetti saranno devastanti.

La nuova legge prevede che i debitori siano classificati come deteriorati al ricorrere di almeno una delle seguenti condizioni:

  • il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni (per le amministrazioni pubbliche 180) nel pagamento di un’obbligazione rilevante
  • la banca giudica improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente alla sua obbligazione. Questa condizione era già in vigore e non subisce cambiamenti.

Un debito scaduto va considerato rilevante quando l’ammontare dell’arretrato supera entrambe le seguenti soglie:

  • 100 euro per le esposizioni al dettaglio e 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio (soglia assoluta);
  • l’1% dell’esposizione complessiva verso una controparte (soglia relativa).

Le richieste delle associazioni di imprese

Le associazioni di imprese italiane hanno inviato alle istituzioni europee una lettera in cui chiedono di intervenire urgentemente su alcune norme in materia bancaria che, pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale, rischiano di compromettere irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea (fonte: Sole 24 Ore).

Per evitare che situazioni di temporanea difficoltà delle imprese si trasformino in crisi irreversibili il credito assume un ruolo cruciale, per assicurare la necessaria liquidità alle imprese.

“È necessario – chiedono – procedere immediatamente ad alcune modifiche ed adattamenti temporanei, che consentano alle banche di offrire il massimo supporto. È urgente intervenire sulle regole relative all’identificazione dei debitori come deteriorati (cosiddetta “definizione di default”)”.


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Le nuove norme rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane, che perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa. Un approccio di questo tipo, che in generale induce le banche a restringere i criteri di concessione del credito, appare particolarmente dannoso in questo momento.

In merito è anche in corso di esame in commissione un Disegno di Legge (DDL S. 788) con disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto.

Npl in Italia

Lo stock complessivo di NPE da gestire in Italia è previsto in crescita già nel 2020 (+5%), con la previsione di un forte aumento nel 2021, che potrebbe portare a un ammontare totale di 385 Mld €, e un probabile ulteriore incremento nel 2022.

Il Market Watch Npl di Banca Ifis prevede per il 2021 che il tasso di deterioramento dei crediti nei portafogli delle banche italiane passerà dall’1,3% del 2020 al 2,8%. Lo stock complessivo dei crediti deteriorati salirà a 138 miliardi di euro (di cui 69 miliardi di sofferenze, 62 miliardi di Utp e 7 miliardi di scaduti) dai 118 miliardi previsti per il 2020. Si deterioreranno soprattutto i crediti delle imprese rispetto a quelli delle famiglie.

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