Il decreto legislativo n. 105 del 30 giugno 2022 ha comportato per la legge 104 novità importanti, tra cui l’eliminazione del referente unico dell’assistenza e l’introduzione del convivente di fatto
Il decreto legislativo n. 105 del 30 giugno 2022, nel dare attuazione alla direttiva (UE) 2019/1158, ha comportato per la legge 104 novità importanti. Lo scopo è quello di migliorare la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza, al fine di conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare.
Con il temine “Legge 104” si intende la legge, risalente al febbraio del 1992, che detta all’interno dell’ordinamento i principi generali inerenti “diritti, integrazione sociale e assistenza della persona handicappata”. La norma prevede una serie di misure e agevolazioni non solo per la persona disabile, ma anche per chi la assiste.
Con la circolare n.39 del 04 aprile 2023 l’Inps ha fornito diverse indicazioni rispetto a una serie di benefici per i lavoratori dipendenti.
Legge 104 novità
Il decreto ha, in particolare, modificato l’articolo 33 della legge n. 104/1992, eliminando il principio del “referente unico dell’assistenza”, dando nuove istruzioni sul prolungamento del congedo parentale e introducendo il “convivente di fatto”. Ecco le novità nel dettaglio.
Permessi legge 104
Il decreto legislativo n. 105/2022 ha eliminato il principio del “referente unico dell’assistenza”, per cui fino a oggi non poteva essere autorizzata a più di un lavoratore dipendente la fruizione dei giorni di permesso per l’assistenza alla stessa persona in situazione di disabilità grave. L’unica eccezione era consentita nel caso in cui si trattasse dei genitori. Fermo restando il limite complessivo dei tre giorni di permesso mensile, la richiesta potrà essere fatta anche da più soggetti tra quelli aventi diritto, in maniere alternata.
Non cambia, invece, il diritto individuale del lavoratore in situazione di disabilità grave a fruire per sé stesso dei tre giorni mensili o dei riposi orari giornalieri ad essi alternativi, previsti.
Il decreto, inoltre, ha previsto che i periodi di prolungamento del congedo parentale non possano comportare una riduzione di ferie, dei riposi o della tredicesima, salvo quanto previsto espressamente dal CCNL di riferimento.
Convivente di fatto
Una novità importante consiste nell’aver introdotto il “convivente di fatto” tra i soggetti individuati prioritariamente ai fini della concessione del congedo, al pari del coniuge e della parte dell’unione civile.
Come stabilito dal comma 36 dell’articolo 1 della legge n. 76/2016: “si intendono per conviventi di fatto due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.
Il decreto stabilisce inoltre, che il diritto al congedo spetta anche nel caso in cui la convivenza con il disabile sia stata instaurata successivamente alla presentazione della domanda.
Chi può assistere il familiare disabile
Alla luce delle novità introdotte, possono fruire del congedo straordinario per l’assistenza a familiari disabili in situazione di gravità, in ordine di priorità:
- il “coniuge convivente”/la “parte dell’unione civile convivente”/il “convivente di fatto” del disabile grave
- il padre o la madre, anche adottivi o affidatari, del disabile grave, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del “coniuge convivente”/della “parte dell’unione civile convivente”/del “convivente di fatto”
- uno dei “figli conviventi” del disabile grave, nel caso in cui il “coniuge convivente”/la “parte dell’unione civile convivente”/il “convivente di fatto” ed entrambi i genitori, anche adottivi o affidatari, del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti
- uno dei “fratelli o sorelle conviventi” del disabile grave nel caso in cui il “coniuge convivente”/la “parte dell’unione civile convivente”/il “convivente di fatto”, entrambi i genitori, anche adottivi o affidatari, e i “figli conviventi” del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti
- un “parente o affine entro il terzo grado convivente” del disabile grave nel caso in cui il “coniuge convivente”/la “parte dell’unione civile convivente”/il “convivente di fatto”, entrambi i genitori, anche adottivi o affidatari, i “figli conviventi” e i “fratelli o sorelle conviventi” siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti (fonte: inps).
Agevolazioni fiscali legge 104 novità
I titolari di Legge 104 possono usufruire di alcune agevolazioni fiscali. In presenza di determinate patologie, è possibile beneficiare di una detrazione IRPEF e di un’aliquota IVA agevolata.
Le agevolazioni riguardano anche l’acquisto di strumenti informatici, come computer e telefoni, l’acquisto dell’auto e il bonus bollette per i soggetti che hanno la necessità di utilizzare macchinari speciali. Un sostegno specifico è previsto per i genitori di figli con disabilità, beneficiari dell’assegno unico per un importo di misura maggiore.
Infine, i familiari che hanno a carico un figlio disabile possono dedurre dal reddito imponibile le spese sostenute per l’acquisto di medicinali generici e per i pagamenti di cure riabilitative ed altre forme di assistenza specialistica.
Abuso legge 104 permessi, come dimostrarlo
Molto spesso capita, però, che i lavoratori abusino dei permessi della legge 104: questo è uno dei principali motivi di contestazione tra datori di lavoro e dipendenti.
L’abuso dei permessi retribuiti per l’assistenza di un familiare disabile si concretizza quando durante le ore di assenza da lavoro si svolgono mansioni diverse a quelle necessarie per l’assistenza del disabile.
È importante precisare che, in questo caso, il concetto di assistenza supera la semplice e materiale attività consistente nell’accudire il soggetto disabile. Questo vuol che si possono svolgere anche altre attività che l’assistito non può compiere autonomamente, in quanto funzionale all’interesse del medesimo.
Sono compatibili con i permessi 104 lo svolgimento di commissioni personali di breve durata e di carattere essenziale, come fare la spesa, acquistare le medicine e accompagnare i figli a scuola.
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Il datore di lavoro può applicare sanzioni che portano, in alcuni casi, al licenziamento per giusta causa del lavoratore. La legge consente di ricorrere agli investigatori privati anche davanti al solo mero sospetto che i dipendenti possano tenere condotte illecite, con l’obiettivo di accertare un utilizzo improprio dei permessi per assistere i familiari disabili.
Con l’Ordinanza n. 11697/2020 la Cassazione ha, infatti, ribadito il diritto del datore di lavoro di rivolgersi a una agenzia investigativa per tenere sotto controllo i comportamenti del dipendente. Questo tipo di controllo è del tutto conforme alla legge e i risultati ottenuti dal professionista possono essere usati in un eventuale contenzioso in tribunale, per fondare la prova del comportamento illecito.
Il solo sospetto, infatti, non basta a dimostrare che l’impiegato stia mentendo, ma occorrono prove concrete e accertate che solo le indagini aziendali possono dare.
Le investigazioni aziendali di Revela
Per accertare e provare che sussiste un abuso è utile affidarsi a professionisti di investigazioni aziendali, come Revela, al fine di ottenere prove legali dell’eventuale scorrettezza del dipendente.
Occorre precisare che lo Statuto dei lavoratori vieta i controlli a distanza dei dipendenti, ma solo quando questi ultimi avvengano all’interno del luogo di lavoro. Una volta varcati i cancelli dell’azienda e cessato il turno, è difatti possibile effettuare pedinamenti, filmati, fotografie e, più in generale, raccogliere prove circa l’infedeltà del dipendente.
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Il report finale dell’investigatore, costituito da prove documentate, assume così un valore di prova all’interno del processo civile nella causa di licenziamento. L’utilizzo abusivo dei permessi retribuiti per l’assistenza a familiari disabili, non solo giustificano il licenziamento per giusta causa, ma può dar luogo anche a un procedimento penale per truffa ai danni dell’Inps.
Infine, il lavoratore che ha commesso l’illecito rischia di vedere decadere tutti i benefici concessi in virtù della Legge 104/92 e di dover restituire le somme percepite fino a quel momento.
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In conclusione, per accertare e provare che sussiste un abuso è utile affidarsi a professionisti di investigazioni aziendali, come Revela, al fine di ottenere prove legali dell’eventuale scorrettezza del dipendente.