Falsa malattia: le investigazioni per le indagini aziendali

Falsa malattia: le investigazioni per le indagini aziendali

Oltre ad essere un illecito civile, la falsa malattia può sfociare in reato. Viola, inoltre, l’obbligo di fedeltà e correttezza nei confronti del datore di lavoro, che può licenziare il dipendente per giusta causa

Si parla di falsa malattia quando un dipendente finge di avere una patologia che gli impedisce di andare a lavoro o quando ha comportamenti incompatibili con lo stato di salute dichiarato all’azienda. Questa simulazione può essere perseguita legalmente e il datore di lavoro ha la possibilità di licenziare il dipendente per giusta causa.

Lo stato di malattia, nel diritto del lavoro, è definito come una alterazione della salute che provoca un’assoluta o parziale incapacità di svolgere l’attività lavorativa, tale da portare alla sospensione temporanea del rapporto. La legge italiana tutela, infatti, i lavoratori, permettendogli di richiedere un’indennità di malattia con cui potersi assentare da lavoro, riposare e recuperare uno stato psicofisico ottimale.

Durante questo periodo il lavoratore mantiene il diritto a conservare il posto di lavoro, al versamento dei contributi e all’indennità, solitamente riconosciuta dall’INPS. Il lavoratore, dal canto suo, è tenuto a non compromettere il suo percorso di guarigione ed essere reperibile, nelle fasce orarie predisposte, per le eventuali visite medico-fiscali.

Cosa succede al lavoratore

La falsa malattia, oltre ad essere un illecito civile sanzionabile con l’immediato licenziamento, può integrare una fattispecie di reato, come conferma una sentenza della Cassazione del 2018. Il lavoratore percepirebbe, infatti, un’ingiusta indennità per una patologia inesistente, truffando lo Stato, dal momento che è l’INPS a pagare.


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Il lavoratore assente per falsa malattia viola, in ogni caso, l’obbligo di fedeltà, correttezza e buona fede nei confronti del datore di lavoro. Questo atteggiamento sleale comporta danni importanti all’azienda, sia dal punto di vista organizzativo che economico.

Con l’Ordinanza n. 11697/2020 la Cassazione ha ribadito il diritto del datore di lavoro di rivolgersi a una agenzia investigativa per tenere sotto controllo i comportamenti del dipendente.

Le indagini aziendali sono, quindi, legittime per dimostrare la falsa malattia. Anche gli articoli 2,3 e 4 dello Statuto dei Lavoratori riconoscono al datore il diritto di rivolgersi ad un investigatore privato quando ci sia il sospetto di un illecito.

Come dimostrare la falsa malattia, le investigazioni

Il solo sospetto non basta a dimostrare che l’impiegato stia mentendo: verificare la falsa malattia, infatti, richiede prove concrete e accertate. Qualora il datore di lavoro sospettasse una simulazione di malattia, può richiedere prima di tutto una visita medico-fiscale alla ASL competente per accertare lo stato di salute del lavoratore.

Ha, poi, un’ulteriore possibilità, quella cioè di affidarsi ad un’agenzia investigativa autorizzata, come Revela, in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie a comprovare la veridicità o meno delle dichiarazioni fatte dal dipendente.

In questo caso è possibile appurare, al di là di ogni dubbio, l’eventuale condotta scorretta del dipendente. Il lavoratore in malattia può svolgere altre attività nel rispetto, però, delle prescrizioni mediche.

Alcuni esempi di comportamenti scorretti, invece, sono:

  • fingere la malattia
  • svolgere un altro lavoro durante il periodo di malattia
  • non avere le accortezze necessarie per la pronta guarigione.

Tutte le informazioni e le prove sono raccolte in un dossier finale. Questo elemento consente la difesa concreta del cliente e l’eventuale ricorso al licenziamento, come conseguenza legittima.

Falsa malattia e licenziamento per giusta causa

La legge prevede, come già detto, che il dipendente in malattia abbia il diritto di conservare il proprio posto di lavoro, ma esistono alcuni casi in cui è lecito licenziare. La falsa malattia è una di queste eccezioni, poiché determina un inadempimento del lavoratore talmente grave da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro.

Il dipendente che ha comportamenti incompatibili con lo stato di malattia dichiarato, o che ne rallentano la guarigione, può dunque essere licenziato per giusta causa. In questo caso, infatti, si verifica una violazione dei doveri di fedeltà e correttezza inerenti il rapporto di lavoro subordinato, venendo meno il legame di fiducia con il datore di lavoro.


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Qualora venisse accertata l’inesistenza della patologia è, dunque, possibile licenziare con effetto immediato. Anche nel caso in cui lo stato di malattia sia attestato dal certificato medico, la falsa malattia simulata o inesistente del dipendente resta causa di licenziamento.

La Corte di Cassazione (sentenza n. 13676/2016) ha, inoltre, stabilito che, durante la malattia, il lavoratore che compie attività che ne pregiudicano la guarigione induce il datore a dubitare seriamente della correttezza dei rapporti futuri dello stesso con l’azienda e giustifica il recesso.

Gli esiti dell’attività investigativa nei casi di licenziamento per giusta causa sono direttamente producibili in giudizio. Solo con le investigazioni aziendali è possibile raccogliere prove forti che permettono, nella maggioranza dei casi, di giungere al licenziamento senza arrivare in giudizio.

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