I debiti dei genitori ricadono sui figli? Ci sono casi in cui succede. Ecco quando rischiano il pignoramento dei beni
È una domanda che in molti si fanno: i debiti dei genitori ricadono sui figli? E ancora: si possono pignorare i beni dei figli a causa dei genitori?
Capita molto spesso, infatti, che i figli si interroghino su come tutelarsi dai debiti contratti dai genitori, soprattutto quando si tratta di somme cospicue.
Che siano in pensione o nullatenenti, i debiti dei genitori ricadono solo si di loro. Dopo la morte, invece, possono passare ai figli, a meno che questi non rinuncino all’eredità.
Finché il padre o la madre sono in vita, quindi, non ci si deve preoccupare dei creditori perché non hanno alcun potere di pignorare i beni di soggetti estranei all’obbligazione.
I casi in cui i figli rispondono dei debiti dei genitori
Come già detto, con l’accettazione dell’eredità il figlio diventa a tutti gli effetti erede e, come tale, responsabile dei debiti del padre o della madre. In caso di pignoramento, però, non risponde per tutte le passività lasciate dal de cuius, ma solo per la parte corrispondente alla propria quota. Prima dell’accettazione dell’eredità, poi, i creditori non possono agire contro i parenti del defunto, neanche se si tratta dei figli.
L’accettazione deve avvenire entro 10 anni dal decesso. Chi è nel possesso dei beni del defunto, come il convivente, deve, entro 3 mesi dal decesso, fare l’inventario e nei successivi 40 giorni deve comunicare se intende rinunciare all’eredità, altrimenti si considera erede a tutti gli effetti.
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L’accettazione dell’eredità non deve essere per forza espressa, ma può anche essere dedotta da comportamenti taciti, come ad esempio la vendita o l’utilizzo dei beni del defunto o una voltura catastale.
Con la rinuncia all’eredità, invece, un figlio non può essere chiamato a rispondere dei debiti del padre o della madre. I creditori, compreso il Fisco, non potranno quindi pignorare i beni del rinunciante.
Per tutelarsi dai debiti del defunto, un successore può procedere anche attraverso l’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario. Disciplinata dall’art. 490 del Codice Civile, questa procedura permette all’erede di ereditare tutti i crediti eventuali, ma di rispondere ai debiti con il solo patrimonio del de cuius, distinguendolo perciò dal proprio patrimonio.
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Ci sono altri due casi in cui i debiti dei genitori in vita si ripercuotono sui figli: quando questi fanno da garante, firmando una fideiussione, e quando convivono con i genitori. I figli potrebbero, quindi, subire un pignoramento dei beni mobili ed occorrerà dimostrare, attraverso fatture e vari documenti, che questi appartengono al figlio.
I debiti non trasmissibili agli eredi
Esistono alcuni debiti che non si trasferiscono agli eredi, neppure a seguito di accettazione dell’eredità e per i quali, dunque, non è dovuto alcun pagamento.
In via generale si trasmettono i diritti patrimoniali assoluti, come proprietà, ma anche contratti e obbligazioni. Tutti i rapporti non patrimoniali, sia personali che familiari, invece, si estinguono con la morte del titolare.
Occorre affidarsi ad un professionista fidato che sappia accertare la causa dei debiti, al fine di individuare fra di essi quelli che eventualmente non interessano la sfera patrimoniale degli eredi.
Ecco quali sono i debiti che cessano con la morte:
- sanzioni amministrative e tributarie
- sanzioni penali
- debiti di gioco e scommesse
- debiti prescritti
- assegni di mantenimento.
I figli del genitore nullatenente non rischiano, quindi, nessun pignoramento dei propri beni, fino a quando il padre è in vita, perché per legge, è esclusivamente il debitore a rispondere delle obbligazioni contratte con i propri beni presenti e futuri (art. 2740 c.c.).