Debiti ereditari: quali sono e come si dividono

Debiti ereditari: quali sono e come si dividono

I debiti ereditari sono quei debiti che sopravvivono alla morte del de cuius e che  si trasferiscono agli eredi. Alcuni, però, non si trasmettono. Ecco tutto quello che c’è da sapere

I debiti ereditari sono quei debiti che sopravvivono alla morte del de cuius. Si tratta, dunque, di obbligazioni che gravavano in capo al defunto quando era in vita e che  si trasferiscono agli eredi. A questi si aggiungono i pesi ereditari, cioè le obbligazioni che nascono dopo la morte, come spese del funerale, di successione, ecc.

Gli articoli 752 e seguenti del codice civile dettano le regole sulla loro ripartizione e le modalità con cui gli eredi possono agire.

Gli eredi subentrano solo a titolo di chiamati, quindi non sono ancora a tutti gli effetti eredi e non rispondono dei debiti contratti dal defunto. I chiamati hanno, infatti, la possibilità di decidere entro dieci anni se accettare l’eredità, se rinunciare o accettare con beneficio di inventario.

Anche se si accetta l’eredità non tutti i debiti possono essere trasmessi agli eredi: esistono, infatti, debiti non trasmissibili agli eredi. Alcuni di questi, per la loro natura personale, si estinguono con la morte del debitore e non cadono in successione. Il creditore non può, dunque, pretendere niente dagli eredi, sia che accettino l’eredità, sia che vi rinuncino.

Quali sono i debiti ereditari

La Corte di Cassazione, con sentenza numero 5473 del 2008, ha inteso come debiti ereditari “tutti quelli che gravano sul de cuius al momento della sua morte”. Il debito comprende sia la somma capitale, che gli eventuali interessi che continuano a maturare dopo la morte del debitore.

Tra i debiti ereditari ci sono:

  • i finanziamenti e i mutui stipulati dal defunto
  • le cartelle esattoriali
  • le fideiussioni bancarie
  • le spese condominiali
  • le bollette intestate scadute prima del decesso
  • le tasse e le sanzioni non ancora versate che riguardano il periodo in cui il titolare era ancora in vita.

Per quanto riguarda i termini di prescrizione, ciascun debito ereditario conserva la sua disciplina.


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Il chiamato hai tre possibilità di scelta:

  • accettare l’eredità e, quindi, i debiti ereditari
  • rinunciare all’eredità e a tutti i debiti
  • accettarla con beneficio d’inventario. In questo caso il patrimonio dell’erede e quello del defunto rimangono separati e l’erede sarà tenuto al pagamento dei debiti ereditari nel limite di quanto ricevuto.

Quali debiti non si trasmettono agli eredi

Come già detto, esistono debiti non trasmissibili agli eredi. Sono, infatti, esclusi quelli di natura strettamente personale e quelli intrasmissibili, come ad esempio le pene pecuniarie. In questo caso, quindi, il creditore non potrà pretendere niente dagli eredi, sia che accettino l’eredità, sia che vi rinuncino.

Ecco i debiti non trasmissibili:

  • sanzioni amministrative e tributarie, come multe, debiti con Inps, Inail, imposte dovute ad Agenzia Entrate, Comune, Provincia, Regione, cartelle esattoriali dovute all’Agente della Riscossione. In questo caso, però, gli eredi che accettano l’eredità sono tenuti a pagare comunque le imposte, ma non le sanzioni collegate
  • assegno di mantenimento all’ex coniuge o ai figli. I figli diventano eredi legittimari, mentre l’ex coniuge, se è già intervenuto il divorzio, perderà sia l’assegno di mantenimento che i diritti di successione
  • sanzioni penali, perché hanno carattere personale. In alcuni casi, però, come quello dell’abuso edilizio, l’eventuale ordine di demolizione può essere inflitto anche agli eredi divenuti titolari dell’immobile
  • debiti di gioco e scommesse, che sono detti obbligazioni naturali
  • debiti prescritti, che variano in base al tipo di debito.

Come si dividono i debiti ereditari tra gli eredi

I debiti si trasmettono automaticamente agli eredi per testamento o secondo le regole fissate dal Codice Civile. Non rispondono dei debiti ereditari i legatari, cioè  coloro che hanno ricevuto col testamento un bene specifico e non una quota del generale patrimonio del defunto.


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Il testatore può, però, decidere diversamente e quindi il legatario è tenuto all’adempimento del peso a lui imposto nei limiti del valore della cosa legata. Ad esempio, se un soggetto è beneficiario di una casa potrà pagare il debito del testatore nei limiti del valore della casa assegnata.

Ai sensi dell’articolo 752 del codice civile “I coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti disposto”.

In sostanza, ogni coerede sarà tenuto al pagamento di una parte dei debiti e non di tutti i debiti ereditari. Ad esempio, se un soggetto eredita 1/3 del patrimonio, risponderà dei debiti per la quota di 1/3.

Il de cuius può, anche in questo caso, stabilire la distribuzione dei debiti in misura diversa a quella delle quote. Ad esempio, può stabilire che l’intero debito ereditario sia pagato da un solo erede o solo da alcuni eredi, stabilire che un erede non debba pagare i debiti, o prevedere che un erede debba pagare in misura superiore o inferiore alla sua quota.

Quando si può pignorare l’eredità

Come già detto, con l’accettazione dell’eredità si diventa a tutti gli effetti erede e, come tale, responsabile dei debiti del de cuius. Prima dell’accettazione dell’eredità, però, i creditori non possono agire contro i parenti del defunto, neanche se si tratta dei figli.

Inoltre, il pignoramento è possibile solo se vi è un credito certificato nei confronti dell’erede o del defunto, quindi una sentenza di condanna o a un titolo esecutivo.


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Una volta che è stato individuato l’erede e che questi ha, quindi, accettato l’eredità, il creditore può richiedere il pignoramento della quota di eredità spettante all’erede, nei confronti del quale si vuole ottenere il soddisfacimento del proprio credito.

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