L’art. 754 del c. c. stabilisce che gli eredi sono tenuti a rispondere obbligazioni che gravano in capo al defunto. Cosa succede, pero, in caso di debiti defunto senza eredità?
Al momento della morte del de cuius i suoi eredi devono fare i conti con una serie di pratiche burocratiche. Ma cosa succede nel caso di debiti defunto senza eredità? Cosa rischiano gli eredi?
I debiti ereditari sono l’insieme delle obbligazioni che gravano in capo al defunto e che risultano ancora in essere al momento della sua morte (rate del mutuo, assicurazione auto, bollette, ecc.).
Esistono, poi, alcuni debiti non trasmissibili agli eredi, anche a seguito di accettazione dell’eredità. Si tratta dei debiti di natura personale, sanzioni di natura amministrativa, multe e, ovviamente, quelli prescritti.
Come vengono ripartiti i debiti tra gli eredi?
L’art. 754 del Codice civile stabilisce che “gli eredi sono tenuti verso i creditori al pagamento dei debiti e pesi ereditari personalmente in porzione della loro quota ereditaria”.
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Pertanto, la ripartizione dei debiti tra gli eredi avviene in misura proporzionale alla quota di eredità ricevuta per successione. In presenza di più eredi, quindi, ciascuno sarà tenuto al pagamento di una parte soltanto dei debiti e non di tutte le passività ereditarie. Tuttavia, il de cuius potrà disporre diversamente con il testamento.
Cosa fare in caso di debiti defunto senza eredità?
Al momento della morte della persona, gli eredi sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione. È un adempimento necessario per poter ereditare ciò che il defunto aveva a suo nome. Va fatta entro un anno dalla data del decesso che proprio per questo rappresenta la cosiddetta data di “apertura della successione”.
Presentare la dichiarazione di successione non vuol dire, però, accollarsi i debiti del de cuius, perché si può successivamente rinunciare all’eredità. Eventuali richieste da parte dei creditori agli eredi possono, quindi, non essere tenute in considerazione. Per evitare che l’erede paghi i debiti defunto senza eredità è importante, dunque, rinunciare all’eredità.
Cos’è la rinuncia all’eredità
Disciplinato dall’art. 519 del c.c., la rinuncia all’eredità è l’atto con cui il chiamato dichiara di non accettare l’eredità e, dunque, di non subentrare nella posizione giuridica del de cuius.
Alla sua morte, infatti, il patrimonio ereditario non si trasferisce automaticamente agli eredi. Questi sono semplicemente “chiamati” ed hanno la facoltà di decidere se accettare o, appunto, rinunciare, entro 10 anni.
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La rinuncia deve essere resa in forma solenne presso un notaio o un cancelliere del tribunale del luogo dove la persona che è deceduta aveva il suo ultimo domicilio. Questi provvederanno ad annotarlo sull’apposito registro delle successioni.
Inoltre, non può essere parziale, non può contenere condizioni e termini ed è revocabile fin quando non si prescrive il diritto di accettare l’eredità.
Sicuramente l’effetto più importante della rinuncia all’eredità è proprio che il rinunciante non può essere chiamato a rispondere dei debiti del defunto. I creditori di quest’ultimo, compreso il Fisco, non potranno, quindi, pignorare i beni del rinunciante.