Concorrenza sleale tra aziende: cosa fare per difendersi

Concorrenza sleale tra aziende: cosa fare per difendersi

La concorrenza sleale include tutti gli atti volti a ledere gli interessi degli altri imprenditori concorrenti, con ripercussioni sul mercato nazionale ed internazionale. Come difendersi con le investigazioni aziendali

Per concorrenza sleale si intendono tutti quegli atti volti a ledere gli interessi degli altri imprenditori concorrenti, con ripercussioni sul mercato nazionale ed internazionale. Si tratta, dunque, di atti non conformi ai principi della correttezza professionale e idonei a danneggiare l’altrui azienda.

La concorrenza è il fondamento del mercato e della vita delle aziende e affinché sia lecita è fondamentale che la competizione tra gli imprenditori si svolga secondo i principi della correttezza professionale. L’art. 2595 c.c. dispone, in merito: “La concorrenza deve svolgersi in modo da non ledere gli interessi dell’economia nazionale e nei limiti stabiliti dalla legge e dalle norme corporative”.

La prima tutela legislativa della concorrenza si ebbe a livello internazionale con la Convenzione d’Unione, tenutasi a Parigi nel 1883. Una delle principali modifiche è stata quella dell’Aia del 1925 che ha previsto l’inserimento dell’art. 10-bis sulla concorrenza sleale. L’art. 10-bis ha, inoltre, ispirato la costituzione dell’art. 2598 c. c. sulla concorrenza sleale, entrato in vigore nel 1942.

Il legislatore ha previsto anche una seconda tipologia di tutela, di natura extra-giudiziale, coinvolgente l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato.

La normativa Antitrust, rappresentata dalla Legge 287 del 1990, è finalizzata ad evitare l’insorgenza di comportamenti commerciali anticoncorrenziali, come per esempio gli accordi tra imprese a svantaggio di altre imprese concorrenti. Al riguardo, in caso di accertamento positivo, sarà sua cura convocare le parti e tentare una risoluzione della questione in via stragiudiziale.

Come si manifesta la concorrenza sleale tra aziende

La materia della concorrenza sleale è ampia e complessa.  Prima di tutto i requisiti necessari per la configurazione della suddetta fattispecie sono:

  • il soggetto danneggiato deve essere un imprenditore
  • l’imprenditore danneggiato deve operare in concorrenza con l’imprenditore sleale, anche qualora non si trovino nello stesso settore.

Per parlare di concorrenza sleale è necessario verificare che l’imprenditore danneggiante abbia violato il precetto dell’art. 2598 c.c.

Si tratta, in sostanza, del compimento di una serie di atti vietati dal nostro legislatore che provocano un danno ingiusto ad un’azienda oppure un errore di giudizio del consumatore.

Cosa dice l’art. 2598 c.c.

Il suddetto articolo dispone che “compie atti di concorrenza sleale chiunque:

  • usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente;
  • diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinarne il discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente;
  • si avvale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda.”

Tutto ciò può creare confusione quando, per esempio, si utilizzano nomi o segni distintivi simili a quelli utilizzati in modo legittimo da altri, creando appunto confusione. Si parla di concorrenza sleale tra aziende anche quando si diffondono notizie diffamanti o ci si appropria di pregi di un’impresa concorrente.


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Sono inclusi, poi, tutti gli atti che recano danno a un’altra azienda. Rientrano il dumping, cioè la vendita di prodotti a basso costo e lo storno di dipendenti, cioè l’atto mediante il quale un’azienda istiga i dipendenti di una concorrente a dimettersi per poi assumerli, al solo fine di arrecarle un danno.

Infine, rientra anche la pratica dello spionaggio industriale, ovvero l’acquisizione in maniera non autorizzata di informazioni industriali e commerciali da altre aziende, inclusa l’appropriazione illecita del know-how aziendale.

Come denunciare la concorrenza sleale

La concorrenza sleale può danneggiare non poco l’attività di un’azienda, tanto in termini di credibilità quanto in termini di profitto.

Per denunciare un atto di concorrenza sleale è necessario depositare un ricorso dinanzi al Tribunale di competenza. L’art. 2599 c.c. prevede che “La sentenza che accerta atti di concorrenza sleale ne inibisce la continuazione e dà gli opportuni provvedimenti affinché ne vengano eliminati gli effetti”.


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Il danneggiato può, inoltre, chiedere ed ottenere il risarcimento del danno, purché concorra il requisito soggettivo del dolo o della colpa del concorrente che si sia reso autore delle denunziate violazioni.

Le investigazioni aziendali di Revela

Per difendere la propria impresa da atti di concorrenza sleale e tutelare il patrimonio aziendale, la legge consente di avvalersi dell’operato di agenzie investigative, come Revela, al fine di individuare i colpevoli e le dinamiche dell’illecito.

Le operazioni d’indagine sono volte alla raccolta di dati e prove che potranno essere utilizzate per la stesura di una relazione finale dal valore legale. È possibile, per esempio, analizzare le attività di soci e collaboratori, eventuali legami con aziende concorrenti, ancora indagare sulla tutela di marchi e brevetti.

Le investigazioni aziendali sono finalizzate, dunque, a provare atti di concorrenza sleale e ad ottenere prove legalmente utili al fine di far valere un proprio diritto, facendo riferimento alla legislazione italiana.

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